Di Patrizio Chieregato
Come spesso accade, la teoria non va d’accordo con la pratica e
l’esuberanza supera la tattica.
Ho un personale sulla mezza di 1:30 ma diciamo che la mia media è 1:33.
Considerando l’età e il dilettantismo questo numero, stando a tutte le tabelle, va moltiplicato per 2,15 per avere il tempo maratona.
Quindi tempo teorico sarebbe 3:25.
E’ la sesta maratona che faccio ed il mio PB è 3:27 fatto un anno fa.
Preparazione con tabella di 16 settimane per l’obbiettivo.
Nonostante il periodo estivo di mezzo, ho rispettato al 95% il programma.
Giorno della gara, 11 ottobre 2015. Wave 1, coral B. A distanza di 20 m uno dall’altro ci sono i pace-maker (P.M.) da 3:15 a 3:40 per ogni 5 minuti.
Decido di stare vicino e seguire il 3:30 per fare una gara con
negative split. Durante l’attesa, però, cambio idea e mi metto accanto al 3:25 per fare una gara costante.
5 minuti al via, inno nazionale americano, solo voce senza musica,
roba da brividi.
Si parte, mi sento bene corro leggero e sto davanti ai pacemaker. Ho
un passo veloce ma spontaneo, non guardo dietro e aspetto di farmi
raggiungere dai P.M. 3:25.
Invece al 10° km vedo davanti a me i pm del 3:20 decido tassativamente
di darmi una calmata e stare con questo gruppo sperando che mi porti alla fine. Godo già del probabile risultato finale anche perché ho una competizione a distanza a Carpi con il mio competitor Alberto Barbieri.
Non ho ne sete ne fame, però a ogni ristoro (ogni 2 km) mi bagno le
labbra e mi faccio la doccia con l’acqua che rimane nel bicchiere.
Stiamo viaggiando a 4:40 in linea con l’obbiettivo, mi sto divertendo un sacco anche perché una dei P.M. più che un runner è un animatore, intona canzoni che solo gli americani conoscono e che tutto il gruppo, tranne me, le cantano. Sembriamo un plotone di marines in addestramento. Tra una canzone e l’altra racconta anche delle barzellette, che fanno ridere tutti e, come al solito, tranne me che non le capisco.
25° km, non sono più cosi tanto brillante, sono costantemente in
ritardo di qualche metro sui P.M., ma tengo duro.
30° km, trovo il muro. Mi fermo, bevo un Gatorade mangio una tavoletta dell’Enervit e riparto. La vedo dura mancano 12 km e saranno tutti di sofferenza.
Comincio a viaggiare a 5:00 a 6:00 poi a 6:30.
Manca un km e ti arriva quello che non ti aspetti, una salita su un
cavalcavia che mi sembra l’Everest. Stringo i denti, supero la salita
e via in discesa verso l’arrivo tra due ali di folla che ti applaudono. Mi sento Baldini all’arrivo ad Atene 2004.
Tempo finale 3:38 su 43,00 Km e non 42,195, media finale 5:04. Non ho centrato l’obbiettivo ma ho la medaglia di CHICAGO al collo.
5698° su 37.353 arrivati.
Il mio competitor a Carpi a chiuso a 3:37:30 su 42,35 Km, media 5:08.
Citta bellissima, tempo perfetto, ottima organizzazione.
Da notare che mentre in Italia la maratona è uno sport per persone
attempate in America ci sono una marea di giovani e tantissime donne.
RUN IS FUN WHEN IS OVER.
Mai frase scritta fu così vera.